La patologia femoro-rotulea può essere schematicamente suddivisa in due grandi categorie: l’instabilità e la sindrome dolorosa. In entrambi i casi l’origine del problema può essere attribuita ad un anomalo scorrimento della rotula sul femore (maltracking) durante i movimenti del ginocchio. L’evoluzione di queste condizioni patologiche, se non trattate, può essere la degenerazione cartilaginea dell’articolazione femoro-rotulea (condropatia e artrosi).
Instabilità femoro-rotulea
L’instabilità può comportare la lussazione della rotula, ossia la fuoriuscita della rotula dal suo canale di scorrimento sul femore. Le lussazioni traumatiche si associano spesso ad un danno a carico delle strutture stabilizzatrici della rotula stessa; questo può comportare numerose recidive e necessità di trattamento chirurgico. Alcuni difetti anatomici possono predisporre all’instabilità rotulea: possono riguardare direttamente l’articolazione femoro-rotulea (displasia della rotula e/o della troclea femorale) oppure le strutture anatomiche sovra o sottostanti (ginocchio valgo, difetti torsionali del femore e/o della tibia).
Sindrome dolorosa femoro-rotulea
La sindrome dolorosa femoro-rotulea è un’entità clinica che comporta dolore anteriore al ginocchio in pazienti senza anomalie anatomiche o danni cartilaginei evidenti a carico dell’articolazione femoro-rotulea.
Colpisce più frequentemente adolescenti o giovani adulti, con una netta prevalenza nel sesso femminile.
L’esame clinico di questi pazienti evidenzia nella maggior parte dei casi un valgismo dinamico del ginocchio, ossia una “caduta” verso l’interno del ginocchio stesso durante l’appoggio su un solo piede. La causa può essere una rotazione interna del femore, della tibia o di entrambi. La rotazione interna del femore può essere il risultato di una debolezza della muscolatura abduttoria ed extrarotatoria dell’anca; la rotazione interna della tibia può essere generata da una eccessiva pronazione del piede (piede piatto).
Trattamento della patologia femoro-rotulea
Il trattamento dell’instabilità può essere chirurgico, specie in caso di lussazioni recidivanti, e si avvale di procedure che hanno lo scopo di riallineare la rotula nella troclea femorale (lisi del legamento alare esterno, trasposizioni della tuberosità tibiale, ricostruzione del legamento patello-femorale mediale). La sindrome femoro-rotulea, invece, si avvale nelle maggior parte dei casi di un trattamento conservativo, il cui aspetto fondamentale è il rinforzo muscolare mirato della muscolatura abduttoria ed extrarotatoria dell’anca, che può essere associato all’utilizzo ove necessario di un plantare per la correzione della pronazione del piede.
Il trattamento deve essere precoce, al fine di evitare la cronicizzazione del dolore e l’instaurarsi di una degenerazione artrosica. Nelle fasi iniziali anche la condropatia femoro-rotulea può beneficiare di un trattamento conservativo, basato su fisioterapia e viscosupplementazione (infiltrazioni con acido ialuronico).
Nei casi in cui la degenerazione condrale sia la conseguenza diretta di un’instabilità trovano indicazione le procedure chirurgiche di riallineamento rotuleo.
I casi refrattari o quelli in cui la degenerazione artrosica sia molto avanzata possono necessitare di procedure articolari, come la patellectomia (asportazione della rotula) o la sostituzione articolare.
Nei soggetti giovani che non presentano un’artrosi femoro-tibiale associata è indicata la protesizzazione del solo compartimento femoro-rotuleo (protesi monocompartimentale femoro-rotulea).